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La Lingua

Lingua
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La lingua, è il modo concreto e determinato storicamente in cui si manifesta la capacità comunicativa verbale del linguaggio, dal quale si distingue in senso proprio.

Le caratteristiche della lingua
Tutte le lingue del mondo si chiamano lingue storico-naturali.

Storiche perché hanno una storia nella quale sono protagonisti i parlanti di tali lingue, naturali per contrapporle ai linguaggi artificiali rispetto ai quali esse solitamente hanno maggiore complessità (esistono tuttavia delle lingue artificiali ben più complesse di alcune lingue storico-naturali).

In questi ultimi anni gli studi sul linguaggio, inteso come facoltà umana di comunicare per mezzo di sistemi verbali, e sulla lingua, manifestazione concreta con cui le potenzialità verbali di un individuo (o di un gruppo) si realizzano in un certo contesto storico, geografico, sociale, si sono moltiplicati: studiosi con interessi scientifici molto diversi hanno esaminato il problema del linguaggio da punti di vista differenti, a volte opposti.

Si parla di linguaggio verbale e di linguaggi alternativi, di linguaggio e di lingua, di linguaggio e di comunicazione in senso ampio.

Si può dire che esiste comunicazione ogni qual volta esista un passaggio di informazioni da un emittente a un destinatario, in modo tale che il messaggio, così come è stato concepito, coincida con l'informazione decodificata dal ricevente.

L'uomo non è l'unico ad usare segnali convenzionali; negli animali esistono forme di scambio di informazioni, ma non forme di pensiero verbale in cui parola ed azione interagiscono vicendevolmente.

La lingua è pertanto lo strumento più raffinato e potente di rappresentazione simbolica, cioè di quella capacità che è alla base di tutte le funzioni concettuali.

Essa è inoltre il mezzo più economico, diversificato ed appropriato che l'individuo ha a disposizione per partecipare alla vita della sua comunità, diventando un membro attivo, ricevendone il bagaglio culturale che può essere modificato secondo le proprie esigenze, in un interscambio profondo fra sé e il gruppo di appartenenza.

Dal momento della sua comparsa e con la sua evoluzione il linguaggio è diventato il massimo organizzatore logico dell'esperienza e del pensiero.

L'interesse per il linguaggio, specificità dell'uomo, è iniziato nell'antichità con Platone, Aristotele, Sant'Agostino, ma la linguistica come scienza è abbastanza recente.

La sua nascita può essere fissata agli inizi del Novecento con Ferdinand de Saussure, in particolare con la pubblicazione nel 1916, da parte di due suoi allievi, delle lezioni tenute a Ginevra tra il 1906 ed il 1911, nel "Corso di linguistica generale".

L'opera di Saussure ha il pregio di aver posto i fondamenti della linguistica, fondamenti a cui si sono riferiti, come accettazione o rifiuto, studiosi appartenenti ad indirizzi diversi di ricerca.

Il significato e il significante
È ad esempio merito di Saussure l'aver definito il segno linguistico come l'unione di un significante e di un significato.

Per significante si intende la produzione verbale, quell'insieme di suoni che hanno la proprietà, per coloro che parlano quella lingua, di richiamare un certo significato.

Più difficile definire il significato in quanto esso si correla al concetto, all'oggetto, al fenomeno, o ad altro che il significante indica.

Inoltre il significato di una parola dipende dal soggetto psicologico e dalla lingua stessa; l'oggetto non è un "in sé", ma dipende dal soggetto che ne prende coscienza-conoscenza.

Il soggetto è condizionato dalle proprie strutture emotive e cognitive, la lingua è determinata dalle scelte del soggetto e della comunità a cui l'individuo appartiene e determina, per molti aspetti,l'organizzazione logica del mondo concettuale.

È quindi più corretto, in linguistica, definire il significato come "significato verbalmente elaborato" piuttosto che usare come punto di riferimento il concetto, l'oggetto, l'azione o la relazione; il significato è quella parte di realtà extra-linguistica a cui un certo significante fa riferimento.

Se si considera un segno linguistico si nota che esso possiede due aspetti: l'immagine acustica (cioè i suoni in successione che lo compongono) e il concetto che esso esprime. Al primo si dà il nome di significante e al secondo di significato. Il legame che unisce il significato al significante è arbitrario ed ha una motivazione storica.

Un segno linguistico si può paragonare ad una banconota. Il significante è il rettangolo di carta di una certa dimensione, con certe immagini e con certi colori, il significato è il valore (in oro o in merci) che viene attribuito a tale rettangolo di carta. Il legame tra il rettangolo di carta e un determinato valore è arbitrario: cioè non ha una motivazione logica, ma dipende da una convenzione.

Langue e parole
Un'altra distinzione importante, sempre fatta da Saussure, è la contrapposizione tra la langue e la parole.

La langue è il sistema di segni di una qualsiasi lingua ed è pertanto un sapere collettivo, è, come dice Saussure "la somma di impronte depositate in ciascun cervello" e l'individuo non può né crearla né modificarla.

La parole è l'aspetto individuale e creativo del linguaggio, è ciò che dipende dal singolo individuo e pertanto esecuzione personale, "atto di volontà e intelligenza", come ancora dice de Saussure.

La lingua come codice
Una lingua è composta da segni che vanno però distinti tra segni naturali (detti anche indici) e segni artificiali.

I segni naturali sono legati ai loro rispettivi significati (una colonna di fumo indica un incendio, un rossore improvviso indica vergogna o imbarazzo), mentre i segni artificiali sono arbitrari (per indicare via libera al semaforo si sarebbe potuto scegliere un colore diverso dal verde o per indicare le lettere dell'alfabeto si sarebbero potuti scegliere segni differenti) e quindi sono segni convenzionali che, a differenza dei segni naturali, devono essere imparati.

I segni arbitrari, combinati con altri segni dello stesso tipo costituiscono un sistema di segni o codice.

La lingua può essere considerata un codice in quanto essa mette in relazione un universo di significati e l'insieme dei significati di quella lingua stessa.

La relazione non è strettamente biunivoca perché:
ad un significante possono corrispondere più significati (polisemiche);
ad un significato possono corrispondere più significanti (i sinonimi);
un insieme di significanti può concorrere ad indicare un significato diverso dalla pura somma dei significati (il cane della pistola);
alcuni significanti includono o coprono parzialmente aree di significato appartenenti ad altri (ad esempio: animale, vertebrato, mammifero, canide, volpe; ragazza, bambina, fanciulla, pre-adolescente).

Perché un codice funzioni è regola inderogabile che i segni, ciascuno dei quali è portatore di un significato, dopo essere stati attribuiti a un codice, non devono più essere mutati.

Caratteristiche dei segni
Le caratteristiche dei segni linguistici sono la duplicità, l'arbitrarietà e la convenzionalità.

La duplicità sottolinea il fatto che nel segno linguistico entrano in relazione, tranne alcune eccezioni, significato e significante.

L'arbitrarietà significa che non esiste una relazione evidente fra significato e significante. A prova di ciò basti pensare ai diversi significanti, usati da lingue diverse, per indicare lo stesso significato e come, all'interno di una stessa lingua, in tempi storici diversi, la stessa parola assuma significati diversi e, a volte, opposti.

Secondo alcuni le onomatopee contravvengono a questo principio perché il confronto con parole onomatopeiche di lingue diverse permette di osservare come le caratteristiche sonore di uno stesso oggetto, animale, situazione, siano espresse in modo verbalmente differente da una lingua all'altra.

La convenzionalità sta invece ad indicare che fra emittente e destinatario appartenenti alla stessa comunità linguistica, esiste una convenzione, un accordo comunicativo.

La lingua come sistema
La lingua è composta da un insieme di elementi tra di loro interdipendenti e ciascun elemento ha un valore e un funzionamento in rapporto al valore e al funzionamento degli elementi che gli sono vicini.

Secondo lo strutturalismo la lingua è un sistema costituito da più sistemi tra loro correlati.

Si ha così un sistema della lingua che si suddivide in:
sistema fonologico che è costituito dai fonemi;
sistema morfologico-sintattico che è costituito dai morfemi (o monemi grammaticali) e dalle strutture sintattiche;
sistema lessicale che è costituito dai lessemi (o monemi lessicali).

Questi sistemi se si correlano tra di loro rappresentano altrettanti livelli di analisi e ogni unità presente in un livello può essere scomposta in unità definite e minime.

La doppia articolazione
Nella realizzazione di un codice esistono due tipi di rischio:
l'estrema specificità del segnale che è antieconomico in quanto richiede una grande quantità di segnali ed un notevole impegno mnemonico per l'apprendimento (come negli ideogrammi delle scritture ideografiche);
l'estrema generalizzazione del segnale che può diventare poco chiaro in quanto portatore di informazioni generiche o di più significati.

La lingua umana ha evitato questi due rischi utilizzando il sistema della doppia articolazione (concetto illustrato in particolare da A.Martinet nel 1960) che viene considerata dai linguisti un "universale", cioè una caratteristica propria di tutte le lingue.

La prima articolazione riguarda le unità minime fornite di significato (cioè i monemi o morfemi), il combinarsi dei morfemi a costituire le parole, e queste a formare le frasi, le frasi a collegarsi in testi.

La parola "cani", ad esempio, è composto da due morfemi: "can" che ritroviamo in "canile", "canide", ecc., "i" che ritroviamo in moltissimi plurali maschili, "lavavano" è composto da tre morfemi, il primo che indica l'azione, il secondo il tempo in cui essa si situa, il terzo il numero e la relazione esistente fra il parlante e le persone che agiscono.

La seconda articolazione riguarda invece le unità sprovviste di significato e cioè il combinarsi dei fonemi (per lo scritto dei grafemi) all'interno delle parole.

La lingua, così, possedendo la doppia articolazione, ci offre la possibilità di combinare una trentina (in italiano sono 31 i fonemi composti da tratti distintivi) di unità sfornite di significato (i fonemi) in un numero teoricamente illimitato di unità fornite di significato (i monemi).

In questo modo il sistema linguistico è estremamente comodo perché basterà combinare negli illimitati modi possibili le trentuno unità sfornite di significato, o fonemi, che formano il nostro sistema fonologico e, che essendo così poche, sono facilmente memorizzabili.